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Stop al trattenimento in servizio: le conseguenze

Stop al trattenimento in servizio: le conseguenze

La riforma delle Pubbliche Amministrazioni firmata dal ministro Madia ha previsto l’abolizione dello cosiddetto trattenimento in servizio: dal primo settembre i dirigenti scolastici, i docenti e il personale Ata non potranno mantenere il loro posto di lavoro se hanno raggiunto i limiti di età previsti per il pensionamento.

Fino ad oggi infatti il personale scolastico poteva richiedere di rimanere in servizio altri 24 mesi dopo il raggiungimento dei 65 anni di età (66 anni e tre mesi per le altre categorie di dipendenti pubblici); l’amministrazione scolastica decideva se accogliere o meno la richiesta. Questo strumento è stato adottato spesso, anche per poter garantire la continuità didattica e la copertura delle cattedre vacanti.

Già a fine luglio i dirigenti e i direttori degli uffici scolatici regionali avevano ricevuto dal Ministero dell’Istruzione una nota con cui venivano invitati a mettere in moto le procedure per recepire subito le nuove norme pensionando il personale coinvolto.

Ma cosa succede a quei docenti e a quel personale scolastico che aveva già ricevuto l’autorizzazione per il trattenimento in servizio o che lo avevano in essere? Le autorizzazione concesse ma non ancora efficaci vengono considerate revocate, mentre i trattenimenti in servizio in corso sono validi solo fino al 31 agosto.

Intanto il Ministero delle Finanze è impegnato nella ricerca delle soluzioni migliori per ottenere i fondi necessari alla copertura finanziaria dei recenti provvedimenti in ambito pensionistico: tra le opzioni valutate c’è l’applicazione di un contributo di solidarietà sulle 186.000 pensioni più alte con quattro diverse aliquote (8, 21, 27 e 37%) sulla parte di pensione maturata con il sistema retributivo.

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