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Isis, decapitazione Alan Henning: l’occidente promette vendetta

Isis, decapitazione Alan Henning: l’occidente promette vendetta

La decapitazione dell’ennesimo ostaggio caduto nelle mani dell’Isis, Alan Henning, è stata ancora testimoniata da un macabro video girato dai terroristi. L’occidente, dopo quest’ulteriore provocazione, promette vendetta contro i fondamentalisti islamici.

Alan era un uomo come tanti, anzi, forse migliore. Nel 2013 decise di lasciare temporaneamente la sua attività di tassista per recarsi in Siria, allo scopo di aiutare qualcuno meno fortunato di lui. Salutò la moglie ed i figli, pensando forse di poterli rivedere a breve.

Invece, giunto in terra straniera, armato solo di buoni propositi, i soldati dell’Isis, dotati di armi ben diverse, l’hanno rapito e costretto alla prigionia. Informata delle sorti di Alan, la moglie non ha saputo fare a meno di pregare ed implorare uomini e divinità perché lo salvassero.

La risposta è stata secca e brutale; la decapitazione di Alan dopo mesi di torture se non altro psicologiche. Il video in cui se ne riprende l’esecuzione sarebbe attualmente sottoposto a perizie che possano provarne l’autenticità; molto remote le possibilità che si tratti di un falso.

Alan Henning sarebbe stato ucciso perché cittadino inglese. La sua morte è servita anche per dare modo all’Isis di esprimersi chiaramente contro la decisione presa giorni fa dal governo dell’isola di partecipare ai raid aerei organizzati da Obama ed alleati.

Sarebbe stato lo stesso Alan Henning a comunicare tutto questo agli spettatori del video; così gli avrebbero ordinato i suoi esecutori poco prima di trapassargli le carni. Cameron, e con lui tutto l’occidente, non trattengono lo sdegno per questa nuova inutile esecuzione.

Il primo ministro inglese e Obama reagiscono quindi minacciando i terroristi e promettendo vendetta. Ciò però non giova alla causa di John Cantlie, ostaggio inglese designato come la prossima vittima sacrificale, e Peter Kassing, prigioniero americano.

Intanto, a questo punto non si sa più se per fortuna o purtroppo, i raid aerei proseguono senza sosta su tutti i paesi stretti nella morsa dell’Isis. Ci si chiede solo quanti “Alan” verseranno ancora inutilmente il loro sangue prima di imparare a vivere nella tolleranza.

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