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E’ morto Jannis Kounellis, il maestro dell’arte povera

E’ morto Jannis Kounellis, il maestro dell’arte povera

Diciamo addio all’artista che ha saputo “fare arte con ogni materia”, ribellandosi alle regole dell’arte tradizionale, e conducendo una “guerriglia” contro l’estetica dominante, infatti, fare arte, afferma Kounellis, significa per lui “uscire fuori da quadro”, dunque, dagli schemi.

L’artista si è spento ieri, 16 Febbraio 2017, dopo il ricovero a Villa Mafalda a Roma, all’età di 80 anni. Il maestro era greco di nascita e romano di adozione, infatti, si era trasferito nella città eterna all’età di vent’anni per studiare presso l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja.

Aderisce, così, alla corrente più importante che si è sviluppata in Italia dai tardi anni Sessanta in poi, denominata Arte povera dal critico fondatore Germano Celant. Le sue opere risultano lo specchio delle condizioni prime dell’esistenza, ossia, delle relazioni umane primarie in cui nulla è illusorio e tutto è autenticamente vissuto. Kounellis si è sempre definito un pittore, malgrado l’uso di materiali anomali che sintetizzano la civiltà e rientrano nel contesto quotidiano di tutti: il letto, la finestra, il carbone da riscaldamento, i sassi da costruzione, il fuoco, sacchi di cereali.

I colori, ovviamente, sono gli stessi che vediamo in natura come, ad esempio, le piume del pappagallo vivo, che espone nel 1967, su uno sfondo grigio. La sua arte diventa una vera e propria performance, perché è viva, concreta e non meramente rappresentativa. Lo vediamo nella margherita che sputa una fiamma di fuoco blu, datata 1967, che rappresenta il fiore come fonte del frutto; mentre il polline è simbolicamente rappresentato dalla fiamma, il fuoco, dunque, come elemento vitale primario.

Nel 1969 la una nuova scenografia coi Cavalli legati alle pareti della galleria L’Attico di Fabio Sargentini, esprime lo scontro tra natura e cultura, ovvero, tra natura e progresso industriale. Infatti, le nuove scenografie, con tanto di animali vivi all’interno di spazi geometrici che rimandano alla produzione industriale, coinvolgono emotivamente il visitatore. Il sentimento di disincanto verso la società industriale e consumistica che si è insinuata, ormai, anche nell’arte, viene nuovamente reso da Kounellis dalla porta chiusa murata con pietra, presentata per la prima volta a San Benedetto del Tronto negli anni ’70.

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