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Liberalizzazioni, benzinai in rivolta: 7 giorni di sciopero in arrivo!

Liberalizzazioni, benzinai in rivolta: 7 giorni di sciopero in arrivo!

Benzinai sul piede di guerra. Dopo farmacisti e tassisti, anchei gestori dei distributori di benzina hanno proclamato uno sciopero.Luca Squeri, presidente nazionale della Figisce Stefano Cantarelli, presidente nazionale della Anisa, le due associazioni dei gestori dei distributori di benzina aderenti a Confcommercio, annunciano: «Le modalità e le date precise saranno decise dagli organi dirigenti delle due federazioni nei prossimi giorni anche alla luce dei provvedimenti che il governo assumerà nel prossimo Consiglio dei ministri ma sin d’ora sia chiaro che si tratterà di una chiusura: sette giornate di chiusura degli impianti».

Quello preannunciato, infatti, sarà un blocco totaleper opporsi  alle ipotesi di liberalizzazione mosse da Mario Monti. “La scelta di intervenire sull’esclusiva di fornitura nella rete carburanti – avvertono le due associazioni – non produrrà alcun effetto sui prezzi, ma otterrà il risultato di far espellere i gestori dalla rete alla scadenza dei loro contratti e di far rendere loro dalle aziende petrolifere e dai retisti convenzionati la vita ancor più impossibile fin da subito”. La norma vedrebbe l’utilizzo degli impianti ventiquattr’ore su ventiquattro in modalità self service, eliminando la presenza dell’operatore.

Ciò,secondo la Confcommercio, sarebbe “un altro grossissimo chiodo piantato sulla bara della categoria”. La posta in gioco è “talmente importante da non consentire incertezze di sorta: ne va davvero dell’esistenza della categoria” anche perché “l’attacco contro i gestori non si può giustificare con l’obiettivo di calmierare i prezzi dei carburanti. Nell’ultimo anno, la responsabilità dell’aumento della benzina è dovuta per l’80% all’aumento delle imposte deciso con le reiterate manovre sulle accise, mentre l’aumento della materia prima ha inciso per il 20%. I costi di distribuzione influiscono sul prezzo finale circa il 10% (poco più del 2% lo percepisce il gestore, un importo fisso qualunque sia il prezzo del prodotto), contro una quota di imposte che vale il 60% del prezzo della benzina.Secondi i gestori, “la fretta di ‘liberalizzare’ questo settore è una mossa tutta ‘politica’ per dare una qualche risposta mediatica alle tensioni sui prezzi”.

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