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Jobs Act: arriva il sì della Commissione Lavoro del Senato

Jobs Act: arriva il sì della Commissione Lavoro del Senato

È arrivato dalla commissione Lavoro del Senato il via libera al Jobs Act che martedì potrà passare all’Aula, ma i cambiamenti previsti a riguardo dell’Articolo 18 (non è più previsto il reintegro, ma un indennizzo il cui importo varia in base all’anzianità di servizio) hanno causato non poche proteste.

La maggioranza è riuscita a far approvare la delega sul lavoro, ma i rappresentanti di Sel e Movimento 5 Stelle non votano e lasciano la seduta (i grillini non accettano la modifica dello Statuto dei lavoratori con una delega in bianco) e i senatori di Forza Italia si astengono.

Matteo Orsini (presidente del PD) dichiara che il testo del Jobs Act va rivisto: i titoli sono condivisibili, ma il contenuto un po’ meno; Bersani chiede chiarezza. Il ministro del Lavoro Poletti ha invece mostrato soddisfazione per l’approvazione della delega da parte della Commissione al termine di un lavoro che ha consentito di migliorare il testo su alcuni punti significativi. Sull’Articolo 18 il Ministro spiega che la decisione verrà presa solo con i decreti attuativi successivi.

Soddisfatto anche Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato nonché relatore del provvedimento, che definisce il Jobs Act (per il quale si augura un’approvazione definitiva entro novembre) come un punto d’incontro tra i riformismi di destra e di sinistra che segna una pagina storica per il Paese.

Non è d’accordo Damiano: per lui con le deleghe non si possono scrivere pagine importanti per la storia dell’Italia. Il presidente della Commissione Lavoro della Camera si augura che il suo PD si riunisca presto con il Governo per poter affrontare una riflessione approfondita.

Fuori dalle Aule la riforma del lavoro riceve consensi dal Fondo Monetario Internazionale, che gradisce soprattutto l’idea del contratto singolo, mentre i principali sindacati preparano un’iniziativa unitaria che racchiuda tutte le iniziative annunciate singolarmente da Cgil, Cisl e Uil a cui potrebbe affiancarsi uno sciopero.

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