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Metro Roma, bimbo cade e muore nel vano ascensore: la ricostruzione

Metro Roma, bimbo cade e muore nel vano ascensore: la ricostruzione

Sono emersi oggi i particolari sulla ricostruzione della sciagura di ieri alla stazione Furio Camillo della Metro di Roma, in cui ha perso la vita un bimbo di 4 anni.

Il piccolo Marco, questo il nome della vittima, era rimasto bloccato con la madre Francesca in un ascensore della stazione, zona Appio-Casilino, a pochi passi da San Giovanni, mentre si recavano in metro. Questa la ricostruzione dell’evento compiuta dagli inquirenti.

L’ascensore si blocca, secondo le notizie a disposizione, subito dopo la partenza: parliamo di uno spazio di 20 centimetri dal piano di camminamento. Ma i due vanno nel panico. A quel punto, con le luci spente, Francesca suona l’allarme. Una, due, tre volte. Nel frattempo slega Marco dal passeggino. La sentono dal gabbiotto all’ingresso della stazione e decidono di intervenire.

Nonostante qualsiasi operazione di questo tipo non sia di competenza di Atac e nonostante il regolamento introdotto lo scorso autunno, in caso di guasti, preveda l’intervento dei tecnici abilitati alla manutenzione entro 30 minuti dalla segnalazione un addetto Atac decide che non è il caso di farli aspettare oltre.

Adotta una «procedura non codificata» (secondo quanto detto dall’Assessore ai Trasporti Improta, che ieri aveva anche parlato di “eccesso di generosità”): prende il secondo ascensore, quello di fianco, e si posiziona all’altezza di quello bloccato. Tecnicamente prova un “trasbordo” tra i due: rimuove i pannelli laterali, prima uno poi l’altro.

Pare che nel frattempo che la ditta di manutenzione Kone stesse già intervenendo secondo i tempi contrattualmente previsti e cioè aveva assicurato l’intervento entro 30 minuti dalla segnalazione del guasto.

Ma l’esito del trasbordo tentato dall’incauto quanto generoso addetto è fatale: appena il piccolo Marco vede la luce dopo quei lunghissimi minuti di buio decide che non può più aspettare: lascia la mano della mamma e avanza. L’uomo, l’addetto di Atac, nemmeno lo vede, è buio.

In basso, tra i due ascensori, c’è uno spazio di 40 centimetri. Stretto per un adulto. Più che sufficiente per un bimbo di 4 anni. Succede tutto in un attimo. Marco precipita nella tromba dell’ascensore. Un volo di venti metri che lo schianta al suolo. A quel punto non si capisce più nulla: le urla, i pianti. L’uomo sviene, la madre si sente male.

Dopo le concitate e angoscianti operazioni di primo soccorso, un addetto del 118 ha raccontato: «Siamo entrati e abbiamo recuperato il corpo. Abbiamo provato a rianimare il bambino. Non c’era già più niente da fare».

Sono al momento tre le persone denunciate per la morte del bambino precipitato ieri nel vano ascensore della stazione Furio Camillo della metro di Roma. Secondo quanto si apprende, si tratta dell’addetto Atac giunto per primo davanti all’ascensore bloccato e di due vigilantes denunciati per concorso in omicidio colposo.

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