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Follia Bologna-Spezia: 8 identificati. Il luglio caldo degli ultrà in Europa

Follia Bologna-Spezia: 8 identificati. Il luglio caldo degli ultrà in Europa

C’erano un tempo ritiri e amichevoli estive davanti a famiglie e appassionati. Oggi invece pure il calcio di luglio e agosto è rovinato dalla follia ultrà. Avvelenato da una violenza inspiegabile.

Gli incidenti della settimana scorsa, prima di Bologna-Spezia a Castelrotto e durante l’amichevole di Klagenfurt tra Udinese e Galatasaray, sono l’ennesima cartina al tornasole di un fenomeno divenuto negli anni incontrollabile a causa, a volte, delle connivenze dei club con le parti più estreme del tifo più caldo.

Nel frattempo, sono stati identificati e denunciati otto tifosi che la scorsa settimana avevano preso parte alla rissa scoppiata a Castelrotto, prima dell’amichevole tra il Bologna e lo Spezia dello mercoledì. Per i prossimi anni non potranno accedere agli stadi di tutto il territorio nazionale.

I tifosi sono stati identificati grazie alle immagini raccolte dalla Digos e dai carabinieri, inviate alle autorità locali di Bologna e la Spezia per le verifiche di rito. Resta da capire chi sono i soggetti e per quanto tempo dovranno stare lontano dai campi.

La violenza inaudita che ha caratterizzato il prepartita dell’amichevole tra emiliani e liguri, nella ridente provincia bolzanina, fa capire che la mentalità ultras ha raggiunto ormai vette inenabologna-spezia scontrirrabili: se si arriva a sconvolgere anche il calcio d’estate, dandosi appuntamento fuori da un parco giochi per bambini solo per prendersi a botte con cinghie e bastoni, vuol dire che questo calcio è davvero malato.

Lo stesso controllo delle forze dell’ordine è stato quanto mai blando: un gruppetto di carabinieri ha provato a separare i facinorosi, ma con poca convinzione e qualche imbarazzo: il disgustoso spettacolo è andato avanti per uScontri Bologna-Speziana decina di minuti, primo che sfiammasse definitivamente quasi per inerzia. D’altronde, la violenza si accende improvvisamente, brucia rapida e poi si spegne altrettanto inspiegabilmente.

Bolognesi e spezzini hanno bissato di fatto quanto successo martedì in Austria dopo l’amichevole Eintracht Francoforte-Leeds, quando una cinquantina di tifosi dell’Eintracht ha dato assalto all’ingresso del piccolo impianto, ferendo alcuni addetti alla sicurezza. I supporter delle due squadre si sono affrontati prima sul campo di gioco e poi nel centro del paese.

25 gli arresti, 17 dei quali tra le fila tedesche, mentre tre tifosi del Leeds, due agenti di polizia e due steward sono stati condotti al pronto soccorso. Se poi si leggono le parole del manager del Leeds, Uwe Roesler («I nostri supporter sono stati fantastici durante i 90 minuti. Sfortunatamente ciò che è successo è successo, ma non ho visto nulla») si rimane a dir poco perplessi e stupefatti.

Fuori volano calci, e in campo il calcio gira le spalle e continua a ruzzolare e far girare una giostra troppo importante per gli interessi (economici e politici) in ballo.

Qualche settimana fa in Belgio altri supporters, stavolta italiani, si erano resi protagonisti di un’altra “bella impresa”: 20 tifosi della Lazio sono stati arrestati e poi rilasciati a Bruxelles per gli scontri a margine dell’amichevole Anderlecht-Lazio.

Tutto luglio è stato in realtà un focolaio di incidenti e scontri ultrà: è successo in amichevole, il 10 luglio, quando supporters bulgari del CSKA Sofia e dello Spartak Pleven hanno dato vita a un fomentato dopo gara.

Ed è capitato pure durante il secondo turno di qualificazione di Europa League, durante Charleroi-Beitar Jerusalem, i tifosi israeliani hanno lanciato fumogeni in campo costringendo l’arbitro a sospendere la partita.

Stessa cosa successa ieri, ma stavolta in amichevole, a Klagenfurt, teatro del test Udinese-Galatasaray: al 34’ del primo tempo i tifosi turchi, storicamente molto calorosi, hanno cominciato a lanciare petardi e fumogeni in campo spingendo il direttore di gara a riprendere in mano il pallone e ordinare il rientro negli spogliatoi. Qualche giocatore ha provato pure a calmarli, ma senza riuscirci.

Gli interrogativi su questo calcio malato restano eccome, ma il timore è che le risposte – e le controindicazioni – non arriveranno a breve: troppo perbenismo in giro da parte delle istituzioni del calcio, e troppa paura negli stadi diventati ormai stalle d’allevamento (e palestre d’allenamento) per gli ultrà più violenti di tutt’Europa…

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