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Riforma P.A., il Corpo Forestale dello Stato a un passo dalla scomparsa

Riforma P.A., il Corpo Forestale dello Stato a un passo dalla scomparsa

Un provvedimento che minaccia la Forestale. Il ddl Madia, la contestata riforma della P.A. ha passato l’esame del Senato. Previsto tra l’altro l’accorpamento del CFS. Forestali oggi in piazza a Roma.

Ancora non sono chiare le modalità di accorpamento della Forestale (i Carabinieri restano in pole, secondo alcune voci), ma fatto sta: il ddl ha passato l’approvazione di Palazzo Madama, e ora la riforma dovrà essere declinata nei cosiddetti decreti attuativi per diventare operativa.

Fuori dai palazzi però le sigle sindacali della Forestale hanno allestito un presidio al Pantheon proprio per protestare contro il ddl Madia, unite sotto l’unico slogan: «No alla militarizzazione del CFS!»

I leader sindacali (Marco Moroni, Danilo Scipio, Andrea Laganà, Pompeo Mannone, Pier Giorgio Cortesi, Francesca Fabrizi, Massimiliano Violante, Elisabetta Morgante e Walter Rossi) hanno dichiarato in proposito: «questo provvedimento lascia in balia di non meglio precisati poteri occulti gli 8.000 Forestali che ancora oggi attendono chiarezza dal ministro Martina e dal Capo del Corpo forestale dello Stato».

A poco è servito anche l’appello rivolto a governo e parlamentari da una larga fetta di cittadini e da 17 associazioni di tutela ambientale, tutti schierati per l’integritCorpo Forestale dello Stato1à della Forestale.

A poco sono serviti anche gli studi economici presentati dall’UGL-Corpo Forestale dello Stato, che ha screditato tutte le tesi renziane su un eventuale, e improbabile, risparmio di risorse con la soppressione/accorpamento della Forestale.

«Il CFS costa allo Stato, al netto degli stipendi del personale, circa 30 milioni di euro l’anno e che ne fa “guadagnare” circa 28 milioni attraverso le sanzioni emesse. Ma il calcolo è comunque parziale perché se si considera l’attività di prevenzione che il CFS svolge, il risparmio per lo Stato, dovuto ai mancati danni, è molto maggiore rispetto al costo sostenuto».

Inoltre, se resteranno in piedi i vari corpi forestali regionali, oltre al danno si raggiungerebbe la beffa di ulteriori costi che graveranno sulle tasche dei cittadini. Enorme è infatti la sproporzione di costi tra il CFS e i corpi territoriali: «Il costo totale annuo del CFS, comprensivo deglCorpo Forestale dello Statoi stipendi, è di 490 milioni mentre i corpi forestali regionali della Sicilia e della Sardegna, formati rispettivamente da 800 e da1300 unità, costano 410 milioni annui (260 la Sicilia e 150 la Sardegna). In pratica queste due regioni spendono quasi quanto tutto il CFS, che è presente nelle 15 regioni a statuto ordinario».

Il ddl Madia è passato in Senato, ma bisognerà ora attendere i decreti attuativi: il governo ha 12 mesi di tempo per produrre i decreti, e su questo punto i sindacati della Forestale promettono ancora battaglia già dai prossimi mesi autunnali.

E intanto, al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali la pensano diversamente. A iniziare dal responsabile del dicastero Maurizio Martina, che ha così sentenziato il passaggio del testo al Senato.

«È una grande occasione per rilanciare l’impegno italiano su questo fronte. (…) Sono convinto che la nascita della nuova struttura CFS-CC agroambientale e forestale nell’Arma consentirà all’Italia non solo di mantenere, ma di rafforzare la propria leadership nella lotta agli ecoreati, nella salvaguardia del territorio e delle nostre straordinarie risorse agroalimentari».

In tanti però non riescono a credere a queste parole. Il ddl rischia di portare alla scomparsa dell’unica forza di polizia che lavora per l’ambiente e il territorio ormai da 200 anni, l’unica dotata del necessario know-how per contrastare i sempre più diffusi, e pericolosi, reati ambientali. Sarebbe un ulteriore schiaffo alla democrazia e alla natura del nostro Paese.

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