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In Siria liberata Manbij, ultima roccaforte dell’ISIS

In Siria liberata Manbij, ultima roccaforte dell’ISIS

Le forze democratiche della Siria, FSD, appoggiate dall’esercito degli Stati Uniti, hanno conquistato la città di Manbij, ultima roccaforte dell’ISIS in Siria. La città è situata nelle vicinanze di Aleppo, città da tempo divisa fra le diverse forze combattenti. Il comandante del Consiglio Militare di Manbij, Abnan Abu Amjad, ha dato la notizia alla tv del Qatar Al Jazeera. In alcune zone della città ancora si combatte, ma la vittoria sembra oramai raggiunta.

Non c’è dunque ancora chiarezza sulla notizia, ma la città di Manbij, nel nord della Siria, vicino Aleppo, sulla strada statale che porta a Raqqa, vicino al confine con la Turchia, sembra ormai libera. Con essa viene liberato tutto il nord della Siria. L’ISIS è oramai in ritirata.

Le forze democratiche siriane (SDS) e l’alleanza arabo-curda hanno postato su Facebook la notizia della presa della città. Hanno collaborato con una coalizione occidentale formata anche da soldati americani. I 2000 ostaggi che venivano usati a Manbij come scudi umani sono stati liberati. La prossima città da liberare è Jarablous, a quaranta chilometri di distanza da Manbij, sempre nelle vicinanze di Aleppo.

Le forze del’alleanza curdo-araba stanno in queste ore ancora rastrellando il quartiere di Al Sirb, nella città di Manbij, per cercare di liberare completamente l’area. Manbij è una roccaforte dell’ISIS per ricevere i rifornimenti da Raqqa e dalla Turchia. Alla fine di maggio era iniziato l’attacco via terra da parte delle milizie dell’SDS insieme a una coalizione occidentale formata da soldati europei e statunitensi. Per mesi il califfato ha opposto una cruda resistenza e alla fine oggi arriva la notizia della liberazione di maggior parte dell’area della città. Nonostante l’attacco dei kamikaze dell’ISIS le forze alleate sono riuscite a liberare il 90% della città di Manbij.

Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani la battaglia di Manbij è costata la vita a 437 civili, 299 alleati curdo-arabi e 1.019 soldati dello Stato Islamico.

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