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Invasion (2007) – Recensione

Invasion (2007) – Recensione

Nell’ottobre del 2007 (agosto negli Stati Uniti) usciva nelle sale cinematografiche italiane il film Invasion, con Nicole Kidman e Daniel Craig e diretto dal regista tedesco Oliver Hirschbiegel. Il film è il remake del classico del 1957.

A Washington, dopo il ritorno di una spedizione nello spazio, il dottor Kaufman diffonde un virus alieno che trasforma gli esseri umani in zombie, per poi mutarli in alieni. La dottoressa Carol Bennell (Nicole Kidman) inizia ad indagare sull’accaduto e scopre che bisogna non addormentarsi per evitare di essere vittime del virus letale. Divorziata dal marito, la Bennell cercherà di aiutare il figlio di dieci anni a non cadere succube del virus alieno. Il finale è a sorpresa.

Il film, uscito nel 2007, è il remake del successo del 1957 dallo stesso titolo. La produzione è affidata alla Warner Bros. Molti gli effetti speciali del film e ottime le scenografie e i dialoghi, di cui il film è pieno e che non distolgono mai l’attenzione dalla storia principale.

Gli attori presenti nel film sono Nicole Kidman e Daniel Craig. La Kidman non ha bisogno di presentazioni, l’abbiamo già vista in diversi bei film e questo è da aggiungere alla collezione dei successi del’attrice australiana. L’attore inglese Daniel Craig è il famoso agente 007 dei film Casino Royale (2006), Quantum of solace (2008) e Skyfall (2012).

Il film è incentrato sul tema della trasformazione della società (da umana in aliena). Una tale trasformazione provocherebbe un miglioramento o un peggioramento della società? Gli uomini, guerrafondai per eccellenza, una volta trasformati in alieni e divenuti maggiormente pacifici, saranno un bene o un male per la società? Anche se questo dovesse accadere, la morale del film è che “essere umani avrà anche i suoi svantaggi, ma è meglio essere noi stessi, essere umani”. Una filosofia di vita che sembra indicare che gli uomini, per quanto aggressivi e imperfetti possano essere, sono comunque esseri umani, così come Dio ha voluto crearli, nella speranza che in futuro trovino un modo pacifico di convivere.

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