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Renzi: possibile fiducia sul Jobs Act anche alla Camera

Renzi: possibile fiducia sul Jobs Act anche alla Camera

L’sms che l’altra notte ha avvisato Matteo Renzi che il Governo incassava la fiducia sul Jobs Act con numeri ben oltre le aspettative ha dato al Premier nuova convinzione e, per riuscire a portare avanti il suo progetto di riforme, non esiterà a chiedere la fiducia anche alla Camera dei Deputati.

Ma non sarà facile andare avanti, con i sindacati e la minoranza del PD che sul tema del lavoro sono particolarmente battaglieri. All’interno del PD Bersani chiede tempo per apportare le modifiche alla Camera mentre i tre senatori vicino a Civati che sono usciti dall’Aula durante il voto di fiducia sono un po’ sotto processo, con alcuni esponenti dell’area renziana che addirittura chiedono l’espulsione dal partito.

Matteo Renzi ha definito la fiducia sul Jobs Act un grandissimo passo avanti; sente di avere i numeri per proseguire il suo percorso (a dispetto delle sceneggiate di alcuni senatori che, secondo l’ex sindaco di Firenze, hanno un po’ stancato i cittadini) ed è convinto che sta crescendo il sostegno al suo Governo: 165 a 111 è il miglior risultato ottenuto dall’esecutivo di Renzi (solo le dichiarazioni programmatiche di inizio mandato avevano raccolto un consenso maggiore).

Walter Tocci ha espresso la volontà di dimettersi da senatore dopo aver votato la fiducia; il Premier/Segretario gli ha chiesto di ripensarci perché le diversità di opinioni rappresentano una ricchezza, anche se poi nelle votazioni ci si deve attenere alla linea, come hanno fatto quasi tutti i senatori PD.

Ma questo non vuol dire che si placheranno le richieste di modifiche al testo del Jobs Act alla Camera, anche se la richiesta di tempo di Bersani non va d’accordo con i ritmi che intende tenere Renzi ed ecco perché diventa concreta la possibilità del ricorso alla fiducia sul Jobs Act anche a Montecitorio, alla quale però Fassina e Civati voteranno No se il testo non verrà rivisto.

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