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Sarah Scazzi: Sabrina Misseri, la Cassazione respinge il nuovo ricorso

Sarah Scazzi: Sabrina Misseri, la Cassazione respinge il nuovo ricorso

Nonostante i suoi legali abbiano presentato ricorso alla Cassazione, Sabrina Misseri, giudicata colpevole di avere ucciso la cugina  Sarah Scazzi, resta in carcere insieme alla madre Cosima Serrano. La ragazza, condannata in primo grado dalla Corte d’Assise di Taranto, deve quindi scontare l’ergastolo.

Nel dettaglio, ad essere sottoposta a ricorso è stata la sentenza del Tribunale del Riesame di Taranto che, lo scorso 18 febbraio, aveva convalidato la precedente ordinanza della Corte di Assise di Taranto che condannava Sabrina all’ergastolo. La decisione è stata presa lo scorso venerdì, ma è stata resa pubblica soltanto stamattina.

Le motivazioni della condanna, e quindi del rifiuto del ricorso in appello, sono parecchie e di diversa natura. In primo luogo Sabrina è stata ritenuta colpevole, oltre che di aver brutalmente assassinato la povera Sarah, di aver fornito false indicazioni agli inquirenti e aver alterato le prove mandando volontariamente falsi sms dal cellulare della cugina.

La magistratura ha poi concluso che il delitto è stato consumato in casa, forse in garage, dove Sarah è stata strangolata con una cintura. A compiere l’omicidio sarebbero state Sabrina e Cosima; una cingeva il collo della ragazzina, mentre l’altra la bloccava impedendole di scappare o reagire.

In ogni caso entrambe le donne, ad oggi non si sa chi delle due abbia materialmente ucciso Sarah, sono state ritenute egualmente colpevoli. Il movente sarebbe quanto mai banale; la gelosia nei confronti di Ivano, un ragazzo della comitiva di cui tanto Sarah quanto Sabrina si erano innamorate.

Alla gelosia, ancora secondo i giudici, si sarebbero unite la rabbia e la frustrazione di Sabrina per essere stata respinta da Ivano, e l’invidia per le attenzioni che questi riservava a Sarah. Il ragazzo spiegò che, data la giovanissima età della vittima, questi si poneva nei suoi confronti come un fratello maggiore, non agendo mai spinto da secondi fini.

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