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Musei sovraffollati, è allarme overbooking in tutt’Europa

Musei sovraffollati, è allarme overbooking in tutt’Europa

Quando la cultura diventa un fenomeno di massa, succede anche questo: altroché crisi, i musei europei sono strapieni di turisti tutti i giorni. Si va verso l’overbooking, l’ingorgo turistico.

Complice il dollaro più forte del 25% rispetto all’euro, tanti viaggiatori americani scelgono il Vecchio Continente per le loro vacanze. Se poi arrivano anche cinesi e giapponesi, ecco che l’effetto saturazione nei musei europei arriva al massimo.

Nel solo 2014 i Musei Vaticani hanno ricevuto qualcosa come 6 milioni di visitatori; 9 milioni addirittura il Louvre di Parigi. È una crescita che rischia di trasformarsi in un boomerang, soprattutto nella tutela e conservazione delle opere esposte.

Il Wall Street Journal ha dedicato un’inchiesta alla faccenda: gli operatori turistici intervistati ammettono che rispetto allo scorso anno è stato venduto il 50% di biglietti in più; per la Cappella Sistina e il Louvre sopra il 60%; per la Torre Eiffel addirittura oltre il 170%.

Undici sono i secondi consentiti per poter ammirare la Gioconda nel museo parigino, dovendo far fronte a una folla assiepata di 40 mila persone al giorno che si accalca per ammirare l’opera di Leonardo. Un milione i turisti che invece sono andati ad ammirare il David di Michelangelo. I gioielli della corona nella Torre di Londra si possono vedere solo continuando a camminare per evitare ingorghi.

Molti musei hanno recentemente investito milioni di euro per arginare gli effetti del sovraffollamento: Il Rijksmuseum di Amsterdam ha investito 375 milioni in ristrutturazioni per dotarsi di un nuovo ingresso e di tecniche per controllare temperatura e umidità.

Il Giudizio Universale della Cappella Sistina è stato recentemente protetto da un sofisticato regolatore della temperatura che controlla il flusso d’aria a seconda del numero dei visitatori. Insomma, i numeri e gli effetti del turismo del Bello sono impressionanti.

Le destinazioni culturali più ambite sono Parigi, Roma e Milano, con quest’ultima che fronteggia l’effetto – facilmente preventivabile – di Expo 2015: la kermesse internazionale porterà in Italia tra maggio e ottobre qualcosa come 20 milioni di visitatori, che ne approfitteranno anche per visitare altri magnifici luoghi della nostra penisola.

La situazione dei musei italiani non è certamente rosea: tra grandi folle, biglietti esauriti e code infinite, le strutture prese d’assalto dagli amanti dell’arte e della cultura italiana sono inadeguate specie nelle dimensioni davanti a questi numeri. Come denunciato dal direttore degli Uffizi Antonio Natali (uno dei primi direttori museali a vietare l’uso del bastoncino da selfie «pericoloso per le opere e per le persone»).

«Non è un problema di strutture. Questi sono slogan. Non si possono misurare i musei col termometro. È un problema di dimensioni. Gli Uffizi sono troppo piccoli rispetto all’importanza delle opere ospitate. Michelangelo, Botticelli, Leonardo richiamano milioni di persone. Il museo è il luogo in cui si educa il gusto e l’intelligenza, è evidente che l’affollamento non giova».

Gli fa eco Alessandro Bollo, direttore di ricerca della Fondazione Fitzcarraldo: i musei italiani non sono adatti a gestire grandi numeri, non hanno le dimensioni del Louvre o della National Gallery. «È come chiedere a un pugile di sessanta chili di vincere il campionato dei pesi massimi. La grande sfida è invece dirottare i turisti sui musei più piccoli sparsi per la penisola», magari creando una rete turistica ben congegnata sul territorio.

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